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Immagine del redattoreJames Coffield

Una comunità per persone in difficoltà

Sono le 10.30 di una domenica mattina, e sta avendo luogo una tremenda battaglia. Margi vuole andare in chiesa, ma ne vale davvero la pena? Non è facile gestire il figlio, disabile, al mattino. Margi non frequenta la scuola domenicale per adulti, prima del culto, perché non c’è nessuno a cui possa lasciare il figlio. Forse legge troppo dietro allo sguardo della signora con i capelli perfetti e una famiglia perfetta. Alcune persone sembrano guardarla con compassione, altre sembrano infastidite; alcune sono gentili con lei. Margi prova vergogna, e si chiede se qualcuno si accorgerebbe della sua mancanza al culto. Suo marito l’ha lasciata diversi anni fa. (La percentuale di divorzi in America tra i genitori di figli disabili tocca l’ottanta percento.) Di solito si siede tra le ultime file, per essere in grado di andarsene di fretta, se necessario.


La famiglia di Margi rappresenta tantissime delle famiglie che compongono le nostre comunità. Ci sono migliaia di storie segnate da volti stanchi. Ci sono figli di Dio che stanno attraversando cambiamenti difficili, traumi e tragedie. Non si sentono accolti, o non si sentono parte della chiesa. I loro figli sono troppo problematici, le loro famiglie troppo complicate. Pensano di portare con sé troppi fallimenti e troppe ferite per essere accolti nella chiesa. Tutti sembrano così composti – come può, una famiglia diversa, disfunzionale, trovare un luogo per adorare Dio e di cui essere parte?


È difficile, per un gruppo di credenti con risorse limitate, gestire tutte le situazioni che potrebbero attraversare le porte della chiesa locale. Alcuni descrivono la cultura americana come post-moderna, post-cristiana e post-famiglia. Dunque, le persone che si presentano alle nostre chiese hanno risorse limitate e necessità notevoli. Da dove cominciamo?


Il primo passo che la chiesa deve fare è cambiare la propria mentalità. Quante volte la chiesa ha sviluppato qualche progetto che non ha dato alcun frutto, per il solo fatto che la chiesa stessa non ne ha visto l’importanza o il punto? Qual è il nuovo punto di vista necessario? “Gesù, udito questo, disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori»” (Mr 2.17). La chiesa non nasce per le persone composte, o “giuste”, ma per le famiglie difficili con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Forse ci stiamo ponendo la domanda sbagliata. Non è, “come possiamo includere le famiglie in difficoltà?”, ma, “come possiamo ritenerci fedeli alla causa di Cristo e non includerle?” La chiesa è per le persone ferite.


In uno studio recente, l’ottantotto percento delle persone ha affermato che il loro senso d’identità e di appartenenza è radicato nel far parte di una famiglia. Nella Scrittura, Dio è chiamato Padre, Gesù è chiamato Figlio, e noi siamo figli di Dio. Questi titoli familiari pongono la chiesa in prima linea per prendersi cura e guidare coloro che stanno affrontando cambiamenti di crescita, problematici o difficili. Ci sono tre principali tipi di transizione: prevedibili, difficili e catastrofiche. Ogni chiesa può osservare i propri membri e aspettarsi realisticamente le transizioni prevedibili – cambiamenti legati all’infanzia, all’adolescenza, agli studi, al matrimonio, al diventare genitori, ecc. Le transizioni difficili sono definite dal contesto delle specifiche chiese, e dipendono dall’età, dallo status socioeconomico, dalla cultura e dall’ideologia dei membri. Fanno parte di queste transizioni situazioni come famiglie miste, genitori single, dipendenze, disabilità, perdite di lavoro, malattie mentali, ecc. Le transizioni catastrofiche potrebbero essere ancora più legate alle specifiche chiese. Includono uragani, crisi economiche, disastri naturali, crimini gravi, terrorismo.


La chiesa locale deve pregare e trovare il modo di conoscere più a fondo i membri e le comunità che serve, e iniziare a pensare al modo in cui gli insegnamenti di Cristo e il Vangelo possano informare, istruire, e redimere i singoli individui durante i loro periodi di transizione personali. Per fare questo, le chiese devono accogliere, informare e includere.


ACCOGLIERE Le persone devono sapere di essere le benvenute. L’abilità di creare una comunità sicura per le persone in difficoltà e gli emarginati della comunità ha inizio con il ministro. La chiesa raramente seguirà un programma, ma seguirà una guida con le idee chiare. Dal pulpito, gli esempi pratici del sermone devono essere rilevanti per le difficoltà reali che affrontano coloro che riempiono la chiesa. Le loro necessità devono essere anticipate. Le loro domande, che siano riguardo alle lezioni dei loro figli o alla loro sicurezza, devono ricevere risposte brevi e piacevoli. C’è un antico detto che dice, “il settanta percento della vita consiste nel presentarsi”, ma, nel nostro caso, il settanta percento del lavoro consiste nel permettere che le persone si sentano le benvenute e che sentano di poter far parte della comunità, anche se le uniche cose che hanno in comune con i membri della chiesa sono l’essere stati creati ad immagine di Dio e l’essere fratelli e sorelle in Cristo.


Ho recentemente partecipato ad una conferenza sul matrimonio per i genitori di bambini disabili. La chiesa ha organizzato dei giochi gonfiabili, un servizio di face-painting, delle attività e delle merende per i bambini, e dei supervisori per ogni bambino. Molti dei genitori piansero durante quel seminario, e non necessariamente per la profondità degli insegnamenti o perché fossero tanto felici di trovarsi lì, ma perché erano rimasti stupiti del fatto che una chiesa, o anche solo qualche persona, si fosse impegnata tanto per dar loro accoglienza e aiuto. L’allettante insegnamento della Parola è l’incredibile idea che non esista alcun problema, situazione o circostanza al di fuori dell’opera di redenzione di Dio. Tanti di coloro che sopportano un dolore inespresso o sottovalutato dimenticano che il Vangelo è anche per loro.


In molte comunità cristiane, trovarsi in difficoltà è considerato un segno di debolezza spirituale, quindi, andiamo in chiesa e fingiamo. Una volta, un uomo che stava lottando contro l’alcolismo mi ha detto: “Vado in chiesa per gli insegnamenti, poi vado agli Alcolisti Anonimi per ricevere vero aiuto e trovare una comunità”. Gesù non è morto sulla croce per permetterci di fingere – la chiesa è il posto in cui le persone ferite possono sentirsi accolte e a casa.


INFORMARE

Una delle sfide che affrontiamo nell’era dell’informazione è che ci sono conoscenze illimitate a disposizione, ma sono presentate senza discernimento. Con milioni di dati riguardanti ogni possibile tema a disposizione dei nostri polpastrelli, la chiesa deve fare da filtro e aiutare con il discernimento. Informazioni bibliche, utili e sicure dovrebbero essere rese a disposizione in ogni area di supporto. Piccoli gruppi, come i gruppi della scuola domenicale, di supporto e di consulenza pastorale devono provvedere le giuste informazioni a coloro che stanno attraversando un momento difficile. La chiesa non può rendersi esperta in qualunque campo, ma dev’esserci una comunità di credenti impegnati ad offrire aiuti biblici a persone che stanno affrontando difficoltà specifiche. Le persone alla guida di questi ministeri individuali devono essere appassionate nell’area specifica di cui si occuperanno. Quella passione potrebbe essere nata da un’esperienza personale o da un’esortazione di Dio, ma non c’è davvero alcun sostituto per quell’individuo o quel gruppo di individui che cerca sinceramente la guida del Signore e che usa materiale scelto mediante la preghiera per servire i Suoi figli. Ci sono ricerche demografiche che possono aiutarci a prevedere quali problematiche potrebbero sorgere in gruppi specifici di persone: per esempio, il principale contesto di povertà in America sono le famiglie composte da mamme single. Quindi, per guidare efficacemente le mamme single, si deve capire che lo stress e le difficoltà legate alle finanze potrebbero essere alla base della loro specifica struttura familiare. L’informazione senza l’impegno e la dedicazione non serve a molto.


INCLUDERE

La comunità e l’impegno sono componenti obbligatorie dell’inclusività. La comunità primaria potrebbe essere composta dal piccolo gruppo che gestisce il problema specifico, ma è necessario che tutti i membri facciano parte della comunità allargata della chiesa. In Galati 6, siamo esortati a portare “i pesi gli uni degli altri” e, qualche versetto più avanti, ci viene ricordato di prenderci cura di noi stessi. Per guidare efficacemente gruppi di emarginati, la chiesa deve provvedere informazioni utili e coinvolgimento, e queste persone devono essere incluse non sentendo di essere solo progetti.


Questo riguarda anche le missioni. La chiesa ha imparato che un buon ministero non solo si mette in contatto con gruppi diversi, ma li invita a diventare parte della missione stessa. I missionari insegnano ai membri dei gruppi indigeni a guidare le loro comunità.


Non possiamo sottovalutare l’importanza dell’impegno nell’inclusività. La chiesa reagisce meglio a crisi momentanee: morti, matrimoni, ricoveri ospedalieri. Spesso non è altrettanto brava ad affrontare battaglie che durano nel tempo, come malattie, bambini con disabilità, famiglie con difficoltà croniche, povertà.


Alla fine, il compito di una chiesa è quello di essere un posto complicato. Questo mi ricorda di Proverbi 14.4: “Dove mancano i buoi è vuoto il granaio, ma l'abbondanza della raccolta sta nella forza del bue”. Volendo, potremmo tenere pulite e in ordine le nostre chiese, ma il raccolto non sarebbe abbondante. Altrimenti, possiamo portare avanti la vera opera del Vangelo, e le nostre chiese saranno disordinate e piene di lacrime, sudore e dolore.


Margi e suo figlio hanno bisogno del corpo di Cristo e, per riflettere meglio la verità del Vangelo, la chiesa ha ancora più bisogno di Margi.


Dr. James Coffield

Professore di consulenza e direttore del master di counseling al Reformed Theological Seminary di Orlando, Florida.


Articolo originale: A Community of Broken Homes https://www.ligonier.org/learn/articles/a-community-for-broken-homes/, copyright year 2011 by James Coffield, Ligonier Ministries https://www.ligonier.org. Used by permission. Tradotto con permesso.


Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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