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Immagine del redattoreScotty Smith

Quando Dio non basta

“Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te” (Agostino, Confessioni)


“C’è un vuoto che ha la forma di Dio nel cuore di ogni uomo, che non può essere riempito da alcuna creatura, ma solo da Dio, il Creatore, per mezzo di Gesù.” (Blaise Pascal, Pensées).

Vennero da me alcuni anziani d'Israele e si sedettero davanti a me. La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: «Figlio d'uomo, questi uomini hanno innalzato idoli nel loro cuore e si sono messi davanti all'intoppo che li fa cadere nella loro iniquità; come potrei io essere consultato da costoro? Perciò parla e di' loro: Così dice il Signore, DIO: "Chiunque della casa d'Israele innalza i suoi idoli nel suo cuore e pone davanti a sé l'intoppo che lo fa cadere nella sua iniquità, e poi viene al profeta, io, il SIGNORE, gli risponderò come si merita per la moltitudine dei suoi idoli” (Ezechiele 14.1-5).


I nuovi cuori che abbiamo in Cristo sono cuori ancora imperfetti, e quando Dio “non basta”, le nostre ansie e i nostri timori prendono il sopravvento; andiamo, dunque, alla ricerca di false divinità e pseudo-salvatori. In che modo?


All’inizio di Ezechiele 14, possiamo vedere un’affascinante conversazione tra il profeta e Dio. Ecco il contesto: invece di testimoniare e narrare la storia divina di redenzione delle nazioni, Israele era stata progressivamente trascinata verso l’adorazione degli dèi delle nazioni circostanti.


Questa deriva verso l’idolatria di Israele non avvenne per la noia del popolo nei confronti della liturgia del tempio, per il fascino della musica dei gruppi dei templi pagani, o per l’oratoria del nuovo profeta canaanese che si era appena trasferito in città. Il popolo di Israele non era andato alla ricerca di un nuovo tipo di culto, ma alla ricerca di nuovi dèi da avere al loro servizio. Al centro della loro adorazione non c’era più Dio, ma loro stessi. Iniziarono ad adorare l’adorazione più di quanto non adorassero Dio: il loro rapporto con il Signore non era più doxologico, ma utilitario.


Quando la gloria dell’unico Dio vivente non è più la passione principale della nostra vita, l’adorazione diventa un veicolo pragmatico per soddisfare due bisogni fondamentali della vita: provvidenza e protezione. Invece di vivere per la gloria di Dio e cercarlo perché risponda alle nostre necessità, esistiamo per la nostra stessa gloria, e cerchiamo altri dèi che soddisfino le nostre richieste.


In che modo risponde Dio? In questo passaggio cruciale mi saltano agli occhi tre espressioni, ognuna delle quali esprime il modo tenace in cui Dio ci ama in Cristo, e quanto incessantemente Egli persegua l’affetto dei nostri cuori.


Il lamento di Dio: Questi uomini hanno innalzato idoli nel loro cuore Potremmo creare idoli fisici ovunque; potrebbe essere un vitello d’oro o una macchina nuova nel cortile. Tuttavia, il vero luogo in cui risiede l’idolatria è il cuore. Le opere delle nostre mani e le parole che escono dalla nostra bocca sono semplicemente ciò che trabocca dai santuari del nostro cuore. Il grido di Dio, il Suo comando, è sempre lo stesso: “Figlio mio, dammi il tuo cuore” (Pr 23.26). Sarà Lui ad avere i nostri cuori, poiché è il solo a meritarli.


La promessa di Dio: Io, il SIGNORE, gli risponderò come si merita per la moltitudine dei suoi idoli”

Nonostante la Sua pazienza sia illimitata, l’amore di Dio per il Suo popolo lo porta ad agire con potenza e, se necessario, dolorosamente. In che modo Dio risponde alla nostra idolatria? Dio ci aiuta a capire quanto siano distruttive le conseguenze del riporre la nostra fiducia negli idoli. Solo quando questi ci deludono, possiamo davvero comprendere la futilità e l’insensatezza dell’idolatria (Is 44). L’idolatria ha un potere accecante e vincolante. Solo un potere grande quanto la grazia di Dio può fendere l’illusione e distruggere le sue trappole.


La speranza di Dio: Allo scopo di toccare il cuore di quelli della casa d'Israele che si sono allontanati da me per i loro idoli

Nel corso della mia trasformazione dovuta al Vangelo, poche parole di speranza mi hanno colpito più di queste. Perché Dio lascia che la nostra vita sia dolorosa, a volte? Perché Dio scrive storie che noi non avremmo mai scelto, segue una linea temporale che non ha senso per noi, e risponde alle nostre preghiere in modi che sembrano sempre una negazione? Ecco la Sua risposta: “allo scopo di toccare il cuore di quelli della casa d'Israele che si sono allontanati da me per i loro idoli”. Nessuno ci ama come Dio ci ha amati in Cristo, ma a volte ci serve un periodo di prigionia in Babilonia per capirlo.


La gelosia di Dio nei confronti del nostro amore è il più grande complimento possibile, ma è anche il dono più caro che esista. Fu costoso per Dio, perché richiese la vita e la morte di Suo Figlio; è costoso per noi perché significa che l’amore di Dio non ci lascerà mai andare. Questo potrebbe portare a situazioni distruttive e confusionarie. A volte proclamiamo, “niente mi separerà mai dall’amore di Dio”, senza capirne veramente tutte le implicazioni. L’amore di Dio non tollererà alcun amore per gli idoli.

Alleluia, e tenetevi forti.


Rev. Scotty Smith Pastore e fondatore della Christ Community Church di Franklin (Tennessee, USA), e autore del libro Everyday Prayers: 365 Days to a Gospel-Centered Faith. Articolo originale: When God is Not Enough, copyright year 2013 by Scotty Smith, Ligonier Ministries. Used by permission. Tradotto con permesso.


Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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