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Immagine del redattoreR.C. Sproul

Gesù diventò maledizione per noi

Ai nostri tempi, un'immagine, un aspetto della redenzione si è quasi diradato nell’oscurità. Siamo al corrente degli attuali tentativi di predicazione di un Vangelo più gentile e più mite. Nel nostro sforzo di comunicare più gentilmente l’opera di Gesù, ci distacchiamo da ogni accenno di una maledizione inflitta da Dio su Gesù, suo figlio. Indietreggiamo in orrore alle parole del profeta Isaia (Isa 53) le quali descrivono il ministero del Servo sofferente di Israele, le quali riferiscono che piacque al Signore prostrarlo. Potete comprendere questo concetto fino in fondo? In qualche modo Dio Padre ha provato piacere nel distruggere il Figlio quando innalzò per lui quel tremendo calice di collera divina. Come poté il Padre provare piacere nella distruzione di suo Figlio se non per il suo proposito eterno per il quale, attraverso quella distruzione, avrebbe risanato tutti noi, suoi figli?

 

Ma il suddetto tema della maledizione ci sembra completamente estraneo, in particolare ai nostri tempi. Quando parliamo, al giorno d’oggi, dell’idea della maledizione, cosa ne pensiamo? Forse pensiamo a uno stregone woodoo che mette gli spilli in una bambola fatta in modo che replica il suo nemico. Pensiamo a un occultista coinvolto nella stregoneria, che lancia incantesimi e maledizioni sulle persone. Nella nostra società, proprio questa parola, maledizione, suggerisce una sorta di superstizione, ma nelle categorie bibliche non c'è nulla di superstizioso in essa.

 

La benedizione ebraica

 

Se davvero si vuole capire cosa significa per un ebreo essere maledetto, penso che il modo più semplice sia di dare uno sguardo alla famosa benedizione ebraica contenuta nel Vecchio Testamento, usata dal clero alla fine di un servizio liturgico:

 

L'Eterno ti benedica e ti protegga!

L'Eterno faccia risplendere il suo volto su te e ti sia propizio!

L'Eterno volga verso te il suo volto e ti dia la pace! (Num 6:24-26)

 

La struttura della famosa benedizione è seguita da un’ordinaria forma poetica conosciuta come parallelismo. Ci sono vari tipi di parallelismo nella letteratura ebraica. C’è un parallelismo antitetico in cui le idee sono poste in contrasto tra loro. C'è un parallelismo sintetico, che contiene un crescendo di idee. Ma una delle forme più comuni di parallelismo è il parallelismo sinonimo e, come suggeriscono le parole, questo riafferma qualcosa con parole diverse. Non c’è un esempio migliore di parallelismo sinonimo di Numeri 6, nel quale esattamente la stessa cosa è detta in tre modi diversi. Se non si capisce la prima linea di essa, allora si passa alla successiva e forse il significato verrà rivelato.

 

Egli il quale è l’incarnazione della gloria di Dio divenne l’esatta incarnazione della maledizione divina.

 

Nella benedizione vediamo tre strofe con due elementi in ognuna di loro: “benedire” e “mantenere”; “risplendere (il suo) volto” e “sia propizio”; e “volga il suo volto” e “ti dia la pace”. Per gli ebrei, essere benedetto da Dio era come essere immersi nella fulgida gloria che emana dal suo volto. “Il Signore ti benedica” significa “Il Signore faccia splendere il suo volto su di te.” Può trattarsi della stessa cosa che Mosè implorò sul monte quando chiese di vedere Dio? Eppure, Dio gli disse che nessun uomo può vederLo e vivere. Quindi Dio scavò una nicchia nella roccia e piazzò Mosè nella sua fessura, e Dio permise a Mosè di intravedere un barlume delle Sue parti posteriori ma non del Suo Volto. Dopo che Mosè ebbe quella breve visione delle parti posteriori di Dio, il suo volto splendette per un lungo periodo. Ma la cosa per cui gli ebrei bramavano era proprio di vedere il volto del Signore, almeno per una volta.

 

La speranza estrema degli ebrei era la stessa speranza che ci venne data nel Nuovo Testamento, l’ultima speranza escatologica della visione beatifica:

 

 Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quando egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è. (1 Giovanni 3:2)

 

Non vorreste vederLo? La cosa più difficile dell’essere un cristiano è servire un Dio che non si è mai visto, e per questo motivo gli Ebrei chiesero proprio per questo.

 

La Maledizione Suprema

 

Ma il mio proposito qui non è di spiegare la benedizione di Dio ma il suo esatto opposto, la sua antitesi, la quale, nuovamente, può essere interpretata in vivido contrasto con la benedizione. La suprema maledizione sarebbe intesa proprio in questo modo: “Possa il Signore maledirti e abbandonarti. Possa il Signore mantenerti nell’oscurità e somministrarti solo giudizio senza grazia. Possa il Signore voltarti le spalle e allontanarti per sempre dalla sua pace”.

 

Quando sulla croce, non solo la giustizia di Dio si appagò attraverso l’opera di espiazione del Figlio, ma nel sostenere i nostri peccati, l’Agnello di Dio rimosse da noi in nostri peccati il più lontano possibile. Lo ha compiuto diventando lui stesso maledizione. “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi - come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno” (Lettera ai Galati 3:13). Egli il quale è l’incarnazione della gloria di Dio, divenne l’esatta incarnazione della maledizione divina.


R.C. Sproul


Articolo originale: Jesus Became a Curse for Us https://www.ligonier.org/learn/articles/supreme-malediction-jesus-became-curse, copyright year 2024 by R.C. Sproul, Ligonier Ministries  https://www.ligonier.org. Used by permission. Tradotto con permesso.


Traduzione italiana Agata Nicotra @FedeRiformata.com

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