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Immagine del redattoreAugustus Nicodemus Lopes

Cristiani senza chiesa


Ho pochi dubbi sul fatto che oggi la chiesa istituzionale e organizzata sia al centro di accese discussioni in praticamente tutti i quartieri del cristianesimo, e anche al di fuori di essi. La nascita di migliaia di denominazioni evangeliche, il potere apostolico delle chiese pentecostali, l’istituzionalizzazione e la secolarizzazione delle denominazioni storiche, la professionalizzazione del ministero pastorale, la ricerca di diplomi teologici riconosciuti dallo stato, la varietà infinita di metodi di accrescimento della chiesa, del successo pastorale, gli scandali avvenuti nella chiesa, la mancanza di crescita delle chiese tradizionali, il fallimento delle chiese emergenti – tutto questo ha portato molti a stancarsi della chiesa istituzionale e organizzata.

Alcuni semplicemente hanno abbandonato la chiesa e la fede. Tuttavia, altri, vogliono solo abbandonare la chiesa, mantenendo la propria fede. Vogliono essere cristiani, ma senza chiesa. Molte di queste persone sono state deluse dalla chiesa istituzionale, e tentano di essere cristiani senza appartenere o frequentarne nessuna. Tuttavia, esistono coloro che, oltre a non frequentare più la chiesa, hanno preso questa bandiera e hanno iniziato a difendere apertamente il fallimento totale della chiesa organizzata, la necessità di un cristianesimo senza chiesa e la necessità di uscire dalla chiesa per poter incontrare Dio. Queste idee vengono veicolate attraverso libri, eventi e media. Si sono trasformate in un movimento che cresce ogni giorno. Sono cristiani senza chiesa (in portoghese, desigrejados).

Molti libri recenti hanno difeso un cristianesimo senza chiesa. In linea generale, queste persone difendono i seguenti punti:

1. Che Cristo non abbia lasciato alcuna forma di chiesa organizzata e istituzionale.

2. Che già nei primi secoli i cristiani si siano allontanati dagli insegnamenti di Gesù, organizzando un’istituzione, la Chiesa, creando strutture, inventando uffici per sostituire i carismi, elaborando gerarchie per proteggere e difendere la propria istituzione, e che si siano organizzati in modo tale da lasciarne fuori Dio. Che con l’influenza della chiesa greca nella teologia e dell’ufficializzazione del cristianesimo da parte di Costantino, la chiesa si sia corrotta completamente.

3. Che, nonostante la Riforma si sia ribellata a questa corruzione, i protestanti e gli evangelici abbiano finito per cadere negli stessi errori, creando denominazioni organizzate, sistemi interconnessi di gerarchia e processi di manutenzione del sistema, come la disciplina e l’esclusione dei dissidenti, e elaborando confessioni di fede, catechismi e dichiarazioni di fede, che avrebbero ingessato il messaggio di Gesù e impedito il libero pensiero teologico.

4. Che la vera chiesa non abbia tempi, culti regolari la domenica, tesoreria, gerarchia, offici, offerte, decime, clero ufficiale, confessioni di fede, ruoli dei membri, proprietà, scuole, seminari.

5. Che, in accordo con Gesù, dove ci sono due o tre credenti che credono in Lui, lì vi sia una chiesa, poiché Cristo è con loro, come promesso in Matteo 18. Così, se due o tre amici cristiani si riuniscono nel Frans Café un sabato sera per parlare delle lezioni spirituali del film Il Libro di Eli, ad esempio, lì ci sarebbe una chiesa, non essendo necessario nulla di più, come ad esempio andare in chiesa la domenica o appartenere ad una chiesa organizzata.

6. Che la chiesa, come organizzazione umana, abbia fallito e sia caduta in molti errori, peccati e scandali, e che abbia prestato un disservizio al Vangelo. Che dobbiamo uscire dalla chiesa per incontrare Dio.

Io concordo con vari dei punti difesi dai cristiani senza chiesa. Purtroppo, hanno ragione per quanto riguarda il fatto che molti evangelici confondano la chiesa organizzata con la chiesa di Cristo, e abbiano lottato con le unghie e con i denti per difendere la propria denominazione e la propria chiesa, anche quando esse non rappresentano genuinamente i valori della Chiesa di Cristo. Concordo anche sul fatto che la chiesa di Cristo non abbia bisogno di tempi costruiti né di tutto ciò che riguarda la loro manutenzione. Essi, in realtà, hanno sostituito la forma vigorosa dei primi quattro secoli, in cui i cristiani si riunivano in case, caverne, valli, campi, e perfino cimiteri. I tempi cristiani furono eretti solo dopo l’ufficializzazione del Cristianesimo da parte di Costantino, nel IV sec.

I cristiani senza chiesa hanno ragione a criticare i sistemi di difesa creati per perpetuare le strutture e la gerarchia delle chiese organizzate, dimenticandosi delle persone e dando la priorità all’organizzazione. Sono d’accordo con loro sul fatto che non possiamo identificare la chiesa con culti organizzati, programmazioni infinite durante la settimana, incarichi e funzioni come sovrintendenti della scuola domenicale, organizzazioni interne come gruppi di giovani, adolescenti, signore e uomini, e metodi come cellule, incontri di matrimoni e giovani, ecc. Sono anche d’accordo con la constatazione del fatto che la chiesa istituzionale abbia commesso molti errori nel corso della sua lunga storia.

Detto questo, mi chiedo se, nonostante tutto questo, sia corretto abbandonare la chiesa istituzionale, e seguire un cristianesimo in un volo solitario. Mi chiedo anche se queste persone non stiano gettando via, insieme all’acqua sporca del bagnetto, anche il bambino. Alla fine, sembra che la rivolta non sia solo contro l’istituzionalizzazione della chiesa, ma contro qualsiasi cosa imponga un limite o delle restrizioni al loro modo di pensare e agire. Mi sembra che essi desiderino liberarsi della chiesa per poter essere cristiani come piace a loro, come credono o come vogliono – essendo liberi pensatori senza conclusioni o convinzioni definite – per poter sperimentare di tutto nella vita senza penalizzazioni o correzioni. Questo tipo di atteggiamento antistituzionale, anti-disciplina, anti-regole, anti-autorità, anti-limite, si incastra perfettamente nella mentalità secolare e rivoluzionaria del nostro tempo, che entra nelle chiese travestita da cristianesimo.

È vero che Gesù non abbia lasciato una chiesa istituzionalizzata in questo mondo. Tuttavia, Egli disse alcune cose riguardo alla chiesa che portarono i Suoi discepoli ad organizzarsi in comunità sin dal periodo apostolico, molto prima di Costantino.

1) Gesù disse ai discepoli che la sua chiesa sarebbe stata edificata sulla dichiarazione di Pietro, del fatto che Egli fosse il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16.15-19). La chiesa fu fondata su questa pietra, in realtà sulla persona di Cristo (1P 2.4-8). Ciò che va al di fuori di questa verità – la divinità e l’esclusività della Persona di Cristo – non è chiesa cristiana. Non c’è da stupirsi del fatto che gli apostoli fossero pronti a rifiutare i liberi pensatori dell’epoca, che desideravano dare un’altra interpretazione alla Persona e all’opera di Cristo, diversa da quella ricevuta dallo stesso Cristo. Le chiese furono istruite dagli apostoli a rifiutare i liberi pensatori come gli gnostici e i giudaizzanti, i libertini disobbedienti, i seguaci di Balaam e i nicolaiti (2Gv 10; Ro 16.17; 1Co 5.11; 2Te 3.6, 3.14; Tt 3.10; Gd 4; Ap 2.14, 2.6,15). È praticamente impossibile rimanere sulla roccia, Cristo, e sulla tradizione degli apostoli riportata nelle Scritture, senza andare in chiesa, dove riceviamo insegnamenti, correzioni, richiami, avvertimenti, conferme, e dove coloro che si sviano dalla verità apostolica sono rifiutati.

2) La dichiarazione di Gesù prima riportata, del fatto che la Sua chiesa si eriga sulla confessione riguardo alla Sua Persona, ci mostra lo stretto legame, organico e indissolubile tra Lui e la Sua chiesa. In un altro punto, Egli illustrò questa relazione tra la figura della vite e i suoi rami (Gv 15). Questa unione fu compresa molto bene dai Suoi discepoli, che la compararono al rapporto tra testa e corpo (Ef 1.22-23), al rapporto tra marito e moglie (Ef 5.22-23) e tra l’edificio e la pietra sulla quale si erige (1P 2.4-8). I cristiani senza chiesa vogliono Cristo, ma non la Sua chiesa. Vogliono lo sposo, ma rifiutano la sposa. Ma ciò che Dio ha unito, l’uomo non lo separi. Non possiamo avere uno senza l’altro.

3) Gesù instituì anche quello che chiamiamo “processo disciplinare”, quando insegnò ai Suoi discepoli in che modo avrebbero dovuto procedere se un fratello fosse caduto in peccato (Mt 18.1-20). In particolare, disse che se un fratello, dopo ripetute avvertenze, fosse ancora indurito, egli dovrebbe essere escluso dalla “chiesa” – Gesù usa questo termine – e non dovrebbe più essere trattato come parte di essa (Mt 18.17). Gli apostoli compresero questo molto bene, poiché troviamo nelle loro lettere decine di avvertimenti alle chiese che essi organizzarono affinché si allontanassero ed escludessero coloro che non volevano ravvedersi dei propri peccati e che non erano d’accordo con la verità apostolica. Un buon esempio di questo è l’esclusione del “fratello” immorale della chiesa di Corinto (1Co 5). Non capisco come questo possa essere fatto in una fraternizzazione informale e libera che si riunisce per sorseggiare un caffè il sabato sera per discutere di temi culturali, nella quale non esiste la coscienza di appartenere ad un corpo che agisce in conformità con le regole stabilite da Cristo.

4) Gesù ordinò che i Suoi seguaci facessero discepoli in tutto il mondo, e che li battezzassero ed insegnassero loro tutto ciò che aveva comandato (Mt 28.19-20). I discepoli compresero questo molto bene. Organizzarono in chiese i convertiti, che erano battezzati ed istruiti nell’insegnamento apostolico. Essi stabilirono guide spirituali su queste chiese, responsabili di istruire i convertiti, avvertire i colpevoli e prendersi cura dei bisognosi (At 6.1-6; At 14.23). Definirono chiaramente il profilo di queste guide e le loro funzioni, che andavano dal governo spirituale delle comunità alla preghiera per gli infermi (1Ti 3:1-13; Tt 1.5-9; Gm 5.14).

5) Non passò molto tempo prima che i cristiani apostolici elaborassero le prime dichiarazioni o confessioni di fede che troviamo (Ro 10.9; 1Gv 4.15; At 8.36-37; Fl 2.5-11; ecc.), che servivano come base per la catechesi e istruzione dei nuovi convertiti, e per esaminare e rifiutare i falsi maestri. Osservate, ad esempio, come Giovanni usi una di queste dichiarazioni per scacciare i liberi-pensatori gnostici dalle chiese dell’Asia (2Gv 7-10; 1Gv 4.1-3). Anche nel periodo apostolico troviamo già segnali del fatto che le chiese fossero organizzate e strutturate, con presbiteri, diaconi, maestri e guide, un ordine di vedove e anche presbitèri (1Ti 3.1; 5.17,19; Tt 1.5; Fl 1.1; 1Ti 3.8,12; 1Ti 5.9; 1Ti 4.14). L’esempio più antico che abbiamo di questa organizzazione è la riunione degli apostoli e presbiteri a Gerusalemme per trattare un tema di dottrina – l’inclusione dei gentili nella chiesa e le condizioni affinché fossero in comunione con i giudei convertiti (At 15.1-6). La decisione di questa riunione, conosciuta come “concilio di Gerusalemme”, fu inviata per essere seguita dalle altre chiese (At 16.4), mostrando l’esistenza di una rete gerarchica tra le chiese apostoliche, pochi anni dopo la Pentecoste e molti anni prima di Costantino.

6) Gesù comando anche che i discepoli si riunissero regolarmente per mangiare il pane e bere il vino in Sua memoria (Lu 22.14-20). Gli apostoli seguirono l’ordine, e si riunirono regolarmente per celebrare la Cena (At 2.42; 20.7; 1Co 10.16). Tuttavia, data la natura della Cena, presto introdussero norme per la partecipazione ad essa, come risulta evidente nel caso della Chiesa di Corinto (1Co 11.23-34). Non so bene come i senza chiesa celebrino la Cena, ma dev’essere difficile farlo senza stare in compagnia dei fratelli che condividono la stessa fede e che credono le stesse cose sul Signore.

È curioso come il passaggio prediletto dei senza chiesa – “Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18.20) – fu proferito da Gesù nel contesto della chiesa organizzata. Questi due o tre che Egli menziona sono i due o tre che proveranno a riguadagnare il fratello colpevole, e ricondurlo alla comunione della chiesa (Mt 18.16). In altre parole, sono i due o tre che agiscono per preservare la purezza della chiesa come corpo, e non i due o tre che si separano dagli altri e decidono di creare la propria chiesetta informale o seguire la carriera di cristiani da soli.

Il mio punto è questo: molto prima del periodo post-apostolico, dell’intrusione della filosofia greca nella teologia della chiesa e del decreto di Costantino – i tre punti che secondo i senza chiesi sono responsabili della corruzione della chiesa istituzionale – la chiesa di Cristo era già organizzata, con i suoi uffici, gerarchia, sistema disciplinare, funzionamento regolare, credi e confessioni. Tanto che Paolo si riferì ad essa come “colonna e baluardo della verità” (1Ti 3.15), e l’autore di Ebrei riprese coloro che smettevano di congregare con gli altri cristiani (Eb 10.25). Il libro di Atti menziona diverse volte le “chiese”, riferendosi ad esse come corpi definiti e organizzati nelle città (At 15.41; 16.5; vedi anche Rom 16.4, 16; 1Co 7.17; 11.16; 14.33; 16.1, ecc. – la relazione è grande).

Per finire, resto dell’impressione che i senza chiesa, in verità, non siano contro la chiesa organizzata meramente perché desiderino una forma più pura di cristianesimo, più prossima alla sua forma originale – poiché questa forma originale nacque già organizzata e strutturata, nei Vangeli e nel resto del Nuovo Testamento. Penso che loro desiderino la libertà di essere cristiani a modo loro, credere in ciò che vogliono e vivere nel modo che ritengono corretto, senza dover fare rapporto a nessuno. Appartenere ad una chiesa organizzata, specialmente a quelle che storicamente sono confessionali e che hanno autorità costituite, consigli e concili, significa sottomettere le nostre idee e il nostro modo di vivere al setaccio del Vangelo, come inteso dal cristianesimo storico. Per molti, questo è chiedere troppo.

Non sono illuso riguardo allo stato attuale della chiesa. Essa è imperfetta e continuerà ad esserlo finché ne sarò membro. La teologia riformata non lascia dubbi riguardo allo stato di imperfezione, corruzione, fallibilità e miseria in cui la chiesa militante si trova nel presente, mentre attende la venuta del Signore Gesù, occasione in cui diventerà chiesa trionfante. Allo stesso tempo, ci insegna che non possiamo essere cristiani senza essa. Che, nonostante tutto, abbiamo bisogno gli uni degli altri, abbiamo bisogno della predicazione della Parola, della disciplina e dei sacramenti, della comunione con i fratelli e dei culti regolari.

Il cristianesimo senza chiesa è un’altra religione, la religione individualista dei liberi-pensatori, eternamente in dubbio, incapaci di imprigionare i propri pensieri nell’obbedienza a Cristo.

Autore: Rev. Augustus Nicodemus Lopes

Pastore della Prima Chiesa Presbiteriana di Goiania, vice-presidente del Supremo Concilio della Chiesa Presbiteriana del Brasile e Presidente della Giunta di Educazione Teologica della IPB.

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