La chiesa ha bisogno di riscattare il discepolato. Tanto il concetto, quanto la pratica corretta di discepolato evidenzia la salute spirituale di una chiesa. Credo che senza un discepolato intenzionale, organizzato e indirizzato, la chiesa locale sia soggetta a diverse infermità. Quando le persone non sono portate a pensare secondo le Scritture, pensano come il mondo. Il Pastore luterano Dietrich Bonhoeffer con tristezza notò che
In tutto ciò che segue, vogliamo parlare in nome di coloro che sono turbati e per i quali la parola di grazia è diventata spaventosamente vuota. Per amor del vero, questa parola dev’essere pronunciata in nome di coloro tra noi che riconoscono che, grazie alla grazia baratta, hanno perso il discepolato di Cristo e, con il discepolato di Cristo, la comprensione della grazia preziosa. Semplicemente per il fatto che non desideriamo negare che non siamo nel vero discepolato di Cristo, e che siamo certamente membri di una chiesa ortodossamente credente nella dottrina e nella grazia pura, ma non membri della grazia del discepolato, bisogna fare un tentativo per comprendere di nuovo la grazia ed il discepolato nella sua vera relazione reciproca. [1]
Il discepolato non è un programma. Né dev’essere confuso con una serie di studi di lezioni bibliche. Non è un corso di iniziazione dottrinaria che avviene in incontri settimanali. Non è nemmeno un nuovo sistema di culto nelle case. Nonostante il discepolato ricorra all’organizzazione di un programma, allo studio in sequenza di lezioni dottrinarie e sebbene avvenga in incontri settimanali, esso è un principio di formazione.
Essere discepolo è molto più che essere un mero studente temporaneo. M. Bernouilli osserva che “il discepolo ha in comune con l’alunno il fatto di ricevere un insegnamento, ma il primo impara la dottrina del maestro” [2]. Ma essere discepolo non si riassume nell’esercizio intellettuale. “È importante riconoscere che la chiamata per essere discepoli include sempre la chiamata al servizio.” [3] Si percepisce che le due parole chiave sono presenti nell’idea di discepolato: impegno e servizio.
John Sittema ci ricorda che essere maestri di discepoli è “riprodurre sé stessi e la propria fede nella vita di altri.” [4] Evidentemente non possiamo confondere qualcosa di semplice, ma essenziale: il Signore Gesù esige che facciamo discepoli Suoi, non nostri. Possiamo nuovamente citare Sittema osservando che “questo processo richiede lo sviluppo di un legame di fiducia, di esempio, di apertura del nostro cuore e della nostra fede al discepolo che, a sua volta, deve imitare il modello di fede del suo maestro.” [5]
La definizione usata da David Kornfield è limitata. Egli afferma che “il discepolato è una relazione impegnata e personale, in cui un discepolo più maturo aiuta altri discepoli di Gesù Cristo ad approssimarsi di più a Lui, e moltiplicarsi.” [6] Nonostante sia un bene per noi ricordare il legame e l’impegno che si stabilisce tra le persone coinvolte nel discepolato, questa colloca la moltiplicazione come fine ultimo. La motivazione ed il fine del discepolato è la gloria di Dio, ed è per causa Sua, per l’obbedienza a Lui e perché Lui sia conosciuto che discepoliamo.
Il maestro dei discepoli non è semplicemente un professore. È una persona che, oltre a dare informazioni, coopera nella formazione spirituale del suo allievo, diventando una referenza per il suo discepolo. Dobbiamo, però, sempre ricordarci che nessun insegnante è modello di perfezione, ma un modello di trasformazione, mostrando che, così come il discepolo, anche lui a sua volta è nel mezzo di un processo che ogni giorno lo porterà gradualmente ad assorbire il carattere di Cristo. Con questo sincero obiettivo egli potrà identificarsi con il discepolo, seguendo l’esempio di Paolo: “Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù.” (Filippesi 3:12)
Il discepolato è formare servi con una cosmovisione cristiana. (Vedi: Cos’è una cosmovisione? https://www.federiformata.com/post/cos-%C3%A8-una-cosmovisione) Permettetemi di dire che la fedeltà e la riverenza del cristianesimo risiedono nell’applicabilità di tutto il Vangelo all’essere umano in tutte le sue necessità per la gloria di Dio. Pensando alla sua rilevanza, Nancy Pearcey dichiara che:
“Il cristianesimo genuino è più del legame con Gesù, tanto che si esprime su pietà personale, frequentazione della chiesa, studio della Bibbia e opere caritatevoli. È più che un discepolato, più che credere in un sistema di dottrine su Dio. Il cristianesimo genuino è un modo di vedere e comprendere tutta la realtà. È una cosmovisione, una visione del mondo.” [7]
Così, la rilevanza del discepolato sta nel fatto che in esso presentiamo il Vangelo riflesso e applicato all’essere umano in ogni sfera della vita. […]
Capiamo così che far discepoli non è semplicemente portare persone alla chiesa. Non basta condurre individui al Vangelo, ma è necessario insegnare come tutto il Vangelo sia necessario per essere applicato a tutte le sfere della vita. Disepolare è insegnare a un discepolo a vivere - pensare, decidere, interpretare, costruire, agire, relazionarsi, produrre – con una mente cristiana.
NOTE: [1] Dietrich Bonhoeffer, Discipulado (São Leopoldo, Editora Sinodal, 1995), p. 18.
[2] J.J. Von Allmen, ed., Vocabulário Bíblico (São Paulo, ASTE, 1972), pp. 108-109. [3] Colin Brown, ed., Dicionário Internacional de Teologia do Novo Testamento (São Paulo, Ed. Vida Nova, 1981), vol. 1, p. 666. [4] John Sittema, Coração de Pastor (São Paulo, Ed. Cultura Cristã, 2004), p. 173. [5] John Sittema, Coração de Pastor, p. 173. [6] David Kornfield, Série Grupos de Discipulado (São Paulo, Editora SEPAL, 1994), vol. 1, p. 6. [7] Charles Colson & Nancy Pearcey, E agora como viveremos? (Rio de Janeiro, CPAD, 2000), p. 33
Autore: Rev. Ewerton B. Tokashiki
Articolo originale: http://doutrinacalvinista.blogspot.com/2012/02/igreja-necessita-resgatar-o-discipulado.html
Traduzione Paini Alessia @FedeRiformata
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