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Immagine del redattoreR.C. Sproul

Accettare i "no" di Dio

Non riesco a credere che, alla luce della Scrittura, chiunque possa avere l’audacia di suggerire che sia sbagliato, per i malati in corpo o in spirito, presentare le proprie preghiere di guarigione in termini di “sia fatta la Tua volontà…”. Dicono che, quando arriva l’afflizione, Dio guarisce sempre, che non ha nulla a che fare con la sofferenza, e che tutto ciò che dobbiamo fare è chiedere per fede, e avremo la risposta che vogliamo. Siamo spinti ad affermare il “sì” di Dio prima di Lui.


Basta con queste distorsioni della fede biblica! Sono concepite nella mente del Tentatore, che vuole sedurci e portarci a scambiare la nostra fede con la magia. Nessun tipo di linguaggio pio può trasformare tali falsità in vere dottrine. Dobbiamo accettare che Dio, a volte, dice di no. A volte ci chiama alla sofferenza e alla morte, anche quando noi vorremmo affermare il contrario.

Nessuno ha mai pregato più intensamente di Gesù nel Getsemani. Chi accuserà Gesù di non aver pregato con fede? Egli ha presentato la Sua richiesta al Padre con sudore simile a sangue: “Passi oltre da me questo calice!” La Sua preghiera fu diretta e senza alcuna ambiguità – Gesù stava gridando di essere risparmiato. Chiese che quell’orribile calice fosse rimosso. Ogni goccia della Sua umanità si era ritirata da quella coppa. Pregò che il Padre Lo liberasse dal Suo compito.


Dio disse di no. La via della sofferenza faceva parte del Suo piano. Era la Sua volontà. La croce non fu idea di Satana. La passione di Cristo non fu il risultato di contingenze umane. Non fu un accidentale espediente di Caiafa, Erode, o Pilato. Il calice era stato preparato, consegnato e amministrato dal Dio onnipotente.


Gesù specificò, nella Sua preghiera: “Sia fatta la tua volontà”. Gesù non rispose al posto del Padre. Lo conosceva abbastanza da capire che togliere da Lui quel calice poteva non essere la Sua volontà. La storia non finisce con: “Il Padre si pentì del male che aveva pianificato, tolse il calice, e Gesù visse per sempre felice e contento.” Tali parole rasentano la blasfemia. Il Vangelo non è una favola. Non ci fu negoziazione su quel calice. Gesù fu chiamato a bere fino all’ultima goccia, e lo accettò. “Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta” (Luca 22.42).


Quel “però” fu la suprema preghiera di fede. La preghiera non è qualcosa che esigiamo da Dio. Non è la presunzione di una richiesta garantita. L’autentica preghiera di fede è quella che imita la preghiera di Gesù. È sempre pronunciata con spirito di sottomissione. In ognuna delle nostre preghiere, dobbiamo lasciare che Dio sia Dio. Nessuno dice al Padre cosa deve fare, nemmeno il Figlio. Le preghiere devono sempre essere richieste presentate con umiltà e sottomissione al volere di Dio.


La preghiera di fede è una preghiera di fiducia. La vera essenza della fede è la fiducia. Confidiamo nel fatto che Dio sa cos’è meglio. Uno spirito fiducioso ci porta a voler fare ciò che il Padre desidera da noi. Cristo ha presentato quel tipo di fiducia nel Getsemani. Nonostante il testo non lo specifichi, è chiaro che Gesù abbia lasciato il giardino con la risposta del Padre alla Sua richiesta. Non ci furono maledizioni o amarezze. La sua carne e il suo sangue avrebbero fatto la volontà del Padre. Dopo il “no” del Padre, fu tutto deciso. Gesù si preparò per la croce.


R.C. Sproul

Fondatore di Ligonier Ministries, pastore fondatore della Saint Andrew’s Chapel di Sanford (Florida) e primo presidente del College Reformation Bible. Autore di più di cento libri, tra cui The Holiness of God.


Articolo originale: Accepting “No” ad God’s Will, copyright year 2021 by R.C. Sproul, Ligonier Ministries. Used by permission. Tradotto con permesso.


Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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